Dopo lunga assenza, ritorniamo a raccontare allegre storie di morti insieme a Eugenia e al suo DEATHDOC: vi era mancato? A me un po' si.
Non c'è niente di meglio che scherzare sui cimiteri quando fuori piove...
REQUIEM AETERNAM
Adesso gli infermieri chiamano anche noi della Requiem Aeternam.
Gli affari ci vanno benissimo, anche grazie al mio fascino: le signore ap-prezzano molto il bell'uomo bruno con gli occhi verdi che da dentro rivolge loro un sorriso, al punto da spingerle ad entrare a "dare un'occhiata", per poi uscire con il catalogo in mano e la promessa di chiamare senz'altro noi in ca-so di lutto in famiglia.
In questo modo, tra la ditta di pompe funebri e il mio lavoro di custode del cimitero, se con il tempo fossi riuscito a sbaragliare la concorrenza, mi sarei assicurato il "monopolio della morte" di Velletri.
Un carro funebre recante il nostro logo sugli sportelli (il Caduceo, vale a dire il bastone alato con due serpenti attorcigliati attorno al manico, simbo-lo della Medicina, incastrato su un teschio con le tibie) è fermo sulla curva, in salita.
Ha una gomma a terra e il conducente è sceso borbottando una sfilza di imprecazioni, lasciando lo sportello spalancato. Diversi motorini, per evita-re di spiaccicarcisi contro, hanno dovuto scartare bruscamente invadendo la corsia opposta.
«Si può sapere cosa accidenti fai fermo così, in mezzo alla strada, con lo sportello aperto?» lo apostrofo in tono di aperto rimprovero, mentre l'enne-simo motorino è costretto a compiere la pericolosa manovra e il conducen-te, tanto per restare in tema, ci dice i morti.
«Cambio la gomma, ho bucato. Che sfiga» dice laconico, senza alzare lo sguardo.
«Ma tu pensa! Per un attimo ho creduto che volessi provocare un inci-dente e prenderti subito il morto... perché non apri anche il portellone po-steriore? Così il prossimo ci finisce direttamente dentro!»
Lui ride, naturalmente; ma non mi sembra di aver fatto una battuta. An-zi, non sono mai stato così serio. Si lascia lo sportello aperto in curva?! Gli affari sono affari, d'accordo, ma così diventa tentato omicidio.
Mi tolgo la giacca: «Ti aiuto io, ma chiudi questa portiera!»
«Scusatemi» dice una vecchietta esile e piccolina, fermandosi e interpel-lando proprio noi che cambiamo la gomma al carro funebre «come arrivo al cimitero?»
Prima che possa risponderle, l'autista interviene subito, pronto: «Salga, signo', che la porto io!»
Uh-uh, che delicatezza d'animo!, penso. Cosa faccio, lo licenzio in tronco per la scortesia oppure gli aumento lo stipendio per l'originalità della battuta? Non è che i miei necrofori, al cimitero, siano meglio di lui... anzi, sono addirittura più rozzi.
«Non c'è un autobus che ci arriva?», insiste l'anziana. Forse non ha capi-to la battuta, forse fa solo finta.
«Sì, c'è.»
«E dove lo devo prendere?»
«In pieno, signo'!»
E due... ma questo qui ha un senso dello humour più macabro del mio! Pe-rò non posso trattenermi dal ridacchiare, senza che la nonnina se ne accor-ga. «Parte dalla stazione», la informo educatamente. «Ce n'è uno ogni venti minuti e si ferma davanti l'ingresso principale del cimitero.»
«Siete gentilissimi!» ci ringrazia, prima di trotterellare via con un passo insolitamente svelto per un vecchina della sua età.
Ovviamente noi siamo sempre gentili con la potenziale clientela.
«È sicura di non volere un passaggio, signora?», le grida dietro il condu-cente del carro funebre. «Può mettersi comoda, addirittura distesa!»
«Smettila, che me la spaventi!» lo rimprovero senza convinzione. Scam-biamo uno sguardo di intesa e un sorriso.
Questa è altre storie le potete comodamente leggere a casa, sul divano, col vostro gatto in braccio.
Basta fare un salto a:
DEATHDOC
e accaparrarvi il libro completo! :D
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