Ecco per voi una pagina a caso (si, non è la prima... troppo banale XD) del mio romanzo Favole del Crepuscolo.
Leggete, leggete!
"Dall'altro lato della strada, un uomo sulla quarantina, alto e dal fisico
possente, camminava a grandi passi guardando dritto davanti a sé. Portava una
spada legata in cintura e vestiva con un completo elegante, completamente
bianco, con al collo una croce rosso sangue. Non degnava di uno sguardo i
passanti che incrociava e il suo passo era deciso, come quello di un soldato.
Tutto l'insieme della sua figura contribuiva a dargli un'aria severa,
accentuata dalla mascella squadrata e da un paio di baffi spioventi, color del
ferro, che conferivano alla bocca dalle labbra sottili un taglio austero.
Sembrava totalmente fuori luogo, in mezzo ai clacson delle automobili e alle
orde di turisti con macchina fotografica che lo fissavano a bocca aperta.
Un Neo Templare.
Gaia avvertì un brivido correrle
giù per la schiena mentre lo guardava, sentendosi molto felice di essere al
sicuro dentro un autobus.
Non le piacevano i Neo Templari.
Non piacevano quasi a nessuno, in verità, soprattutto lì nella Serenissima
Repubblica.
Un paio di poliziotte in divisa
avevano intanto fermato l'uomo, presumibilmente chiedendogli i documenti o
qualcosa di simile.
Le donne, entrambe sulla quarantina, avevano uno sguardo allo stesso tempo
disgustato e spaventato.
Stando a quanto aveva potuto
studiare sui libri di storia, Gaia ricordava che nel 1936 era stata proposta al
Maggior Consiglio una legge che rendeva illegale in tutto il territorio della
Serenissima l'ordine Neo Templare, ma alla fine era stata bocciata: abbastanza curiosamente,
i più accaniti sostenitori di questo decreto erano stati i membri umani del
Consiglio.
- Il peggiore nemico dell'uomo è sempre l'uomo stesso... - rifletté
tetramente la ragazza.
Per trovare una prova tangibile di questa specie di massima, bastava dare
un'occhiata fuori dal finestrino.
Da quanto tempo non veniva piantato un albero fuori da Venezia? Gaia non
conosceva la risposta, ma poteva vederne facilmente gli effetti: la natura si
era definitivamente arresa alla morsa delle macchine ed era stata schiacciata
dal peso della tecnologia. Fragili piante vive e pulsanti erano ovunque
rimpiazzate da lisce e perfette riproduzioni in metallo leggero: docili,
addomesticate, innocue. Prive di vita.
Duemila anni e più di civilizzazione per arrivare a sostituire la vita con
la morte.
Un applauso al progresso."
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