giovedì 18 ottobre 2012

Una pagina di Favole del Crepuscolo



 Ecco per voi una pagina a caso (si, non è la prima... troppo banale XD) del mio romanzo Favole del Crepuscolo.
Leggete, leggete!


"Dall'altro lato della strada, un uomo sulla quarantina, alto e dal fisico possente, camminava a grandi passi guardando dritto davanti a sé. Portava una spada legata in cintura e vestiva con un completo elegante, completamente bianco, con al collo una croce rosso sangue. Non degnava di uno sguardo i passanti che incrociava e il suo passo era deciso, come quello di un soldato. Tutto l'insieme della sua figura contribuiva a dargli un'aria severa, accentuata dalla mascella squadrata e da un paio di baffi spioventi, color del ferro, che conferivano alla bocca dalle labbra sottili un taglio austero. Sembrava totalmente fuori luogo, in mezzo ai clacson delle automobili e alle orde di turisti con macchina fotografica che lo fissavano a bocca aperta.
Un Neo Templare.
   Gaia avvertì un brivido correrle giù per la schiena mentre lo guardava, sentendosi molto felice di essere al sicuro dentro un autobus.
Non le piacevano i Neo Templari.
Non piacevano quasi a nessuno, in verità, soprattutto lì nella Serenissima Repubblica.
   Un paio di poliziotte in divisa avevano intanto fermato l'uomo, presumibilmente chiedendogli i documenti o qualcosa di simile.
Le donne, entrambe sulla quarantina, avevano uno sguardo allo stesso tempo disgustato e spaventato.
   Stando a quanto aveva potuto studiare sui libri di storia, Gaia ricordava che nel 1936 era stata proposta al Maggior Consiglio una legge che rendeva illegale in tutto il territorio della Serenissima l'ordine Neo Templare, ma alla fine era stata bocciata: abbastanza curiosamente, i più accaniti sostenitori di questo decreto erano stati i membri umani del Consiglio.
- Il peggiore nemico dell'uomo è sempre l'uomo stesso... - rifletté tetramente la ragazza.
Per trovare una prova tangibile di questa specie di massima, bastava dare un'occhiata fuori dal finestrino.
Da quanto tempo non veniva piantato un albero fuori da Venezia? Gaia non conosceva la risposta, ma poteva vederne facilmente gli effetti: la natura si era definitivamente arresa alla morsa delle macchine ed era stata schiacciata dal peso della tecnologia. Fragili piante vive e pulsanti erano ovunque rimpiazzate da lisce e perfette riproduzioni in metallo leggero: docili, addomesticate, innocue. Prive di vita.
Duemila anni e più di civilizzazione per arrivare a sostituire la vita con la morte.
Un applauso al progresso."


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