Sono contenta di poter ospitare in questo blog un'altra autrice fantasy, di cui spero avrò l'occasione di parlarvi anche in altri futuri post: si tratta di Noemi Gastaldi, che ci dà qui un assaggio del suo romanzo fantasy, disponibile su amazon.
Spero che questo sia solo l'inizio, e avremo presto molti altri autori di cui parlare!
Aveva iniziato a
nevicare e le strade erano deserte. Soltanto pochissime incredule
persone videro una donna lottare spasmodicamente contro un’armatura.
Francesca corse
veloce fino a portarsi alle spalle dello spettro, lasciò cadere il
borsone ai suoi piedi e prese a concentrarsi. In quel momento,
l’armatura si girò verso di lei e si fermò, come se d’improvviso
fosse inanimata. Il clangore delle sue giunture tradì subito la sua
natura materica, molto differente da quella di un Larius, per quanto
il bagliore con cui era apparsa fosse molto simile a quello degli
spettri bambini. I Larius, infatti, pur essendo perfettamente in
grado di provocare fastidiosi rumori di varia natura e di distruggere
oggetti, mantenevano sempre una parvenza evanescente che non aveva
nulla a che vedere con l’aspetto solido e imponente di quel nuovo
tipo di spettro.
Le mani della
Viator si mossero rapide e decise: senza esitazioni, Francesca prese
una mistura di erbe e la lanciò in aria, poi, con una rapidità
inaudita, accese un fiammifero e lo lanciò tra le foglioline ancora
sospese tra i fiocchi di neve. Una piccola esplosione di nebbiolina
verdastra avvolse le sue mani fino agli avambracci: in una frazione
di secondo questi vennero ricoperti da uno strato sottile di metallo
scuro che proseguiva fino alla punta delle dita, prolungandone le
unghie in forti lame affilate. La Viator chiuse gli occhi e si
concentrò ancora, poi attaccò l’armatura: sferrò un colpo
rapido, mirato a infilare le sue lame nella cotta di maglia che
congiungeva l’elmo al corpo dell’armatura. Lo spettro rispose
altrettanto velocemente, parando il colpo con la sua mano metallica.
Con uno stridio raccapricciante, le lunghe unghie di Francesca
lasciarono cinque profondi segni lucidi sul polso del suo nemico,
mentre la Viator sferrava un nuovo colpo con l’altra mano, mirando
questa volta a infilare le unghie nel ventre dell’armatura. Ancora
una volta lo spettro parò il colpo; Francesca si fece indietro di un
passo e l’armatura si bloccò nuovamente davanti a lei.
Francesca si portò
nuovamente le mani alle tempie, cercando di richiamare alla memoria
tutte le sensazioni che aveva provato al tocco di quel metallo scuro:
le sue mani frugarono ancora nel borsone alla ricerca del giusto
rituale, riempirono una piccola beuta di vetro con dei pigmenti
colorati e la scagliarono contro l’armatura. Subito dopo, un nuovo
lancio di erbe, un nuovo fiammifero e una nuova esplosione verdastra.
Le sue unghie divennero più lunghe e più forti. Francesca tentò
subito di colpire al collo il suo nemico e, questa volta, quando il
braccio metallico parò il colpo, le unghie della Viator riuscirono a
penetrare l’armatura: Francesca avrebbe staccato di netto quel
braccio, ma una sospensione scura iniziò a fuoriuscire dai solchi
che aveva inferto. La Viator respirò quella strana sostanza e sentì
il suo corpo paralizzarsi. I suoi occhi videro il metallo che
proteggeva i suoi avambracci tagliarsi di netto come sotto l’effetto
di un laser, lasciando scoperta la sua pelle chiara e sottile. Una
dopo l’altra, le vene bluastre del suo polso venivano recise, il
suo sangue fluiva lentamente fino a sporcare la candida neve al
suolo. Francesca credette di lanciare un grido, ma dalla sua bocca
spalancata non uscì alcun suono. In un folle giramento di testa, si
accasciò ai piedi dell’armatura tremando sul suo corpo debole.
D’improvviso,
riaprì gli occhi: le sue braccia erano intatte, il metallo
protettivo era al suo posto, il suo corpo era ancora forte.
L’armatura non si
era mossa e portava i segni del suo ultimo attacco; la nebbiolina
scura che aveva provocato quella forte illusione alla Viator,
aleggiava attorno al braccio in cui le sue unghie erano penetrate.
Francesca si alzò
in piedi e restò allibita davanti all’ambiguo comportamento di
quello spettro sconosciuto.
Con i Laruis era
stato tutto molto più semplice: quando il primo di quei bambini le
aveva fatto visita, insistendo a voler essere liberato, lei sapeva
già quel che doveva fare. Le sue frequenti e intense ibridazioni con
le bestie le avevano dato sufficiente conoscenza e potere per creare
una sorta di pozione che, unita alla sua volontà, avrebbe dissolto
quello spirito camuffato da infante senza problemi.
Invece, con
quell’armatura, nulla sembrava funzionare. Francesca era esausta,
ma lo spettro restava fermo in mezzo alla neve; non sembrava per
nulla interessato a combattere con lei e, fin dal principio, si era
difeso senza mai attaccare. La Viator si convinse che dovesse essere
anch’esso qualcosa di molto simile a un Larius, e che stesse
attendendo di essere dissolto.
Si concentrò
ancora una volta, richiamando alla mente le nuove informazioni
acquisite. Le sue mani si mossero rapide e disegnarono uno strano
simbolo sul sottile strato di neve che ricopriva l’asfalto, poi
armeggiarono all’interno del borsone ed estrassero un coltello
dalla lama ricurva. Con tutte le sue forze, Francesca piantò la
punta del coltello al centro del simbolo che aveva davanti e,
finalmente, l’armatura vacillò: per qualche secondo apparve
evanescente e poco solida, certamente Francesca sarebbe riuscita a
distruggerla sferrando un nuovo attacco a seguito di quel rituale.
Quell’armatura, però, non era intenzionata a lasciare che questo
accadesse. Non se ne era stata ferma ad aspettare per esser
“liberata”, non aveva assolutamente la volontà di far cessare
quello stato di cose. Lei voleva solo conoscere la forza della Viator
che aveva davanti.
Mentre Francesca si
concentrava un’ultima volta per terminare quel che aveva iniziato,
l’Armatura aprì il suo elmo e ne fece fuoriuscire un’emanazione
nera che colpì in pieno il volto della Viator.
Francesca cadde
prima in ginocchio, poi si ritrovò sdraiata a terra: non riusciva a
vedere nulla né a muoversi.
Quando si riprese,
era bagnata fradicia e mezza congelata. Sia Roberto che Lucilla erano
finalmente riusciti a raggiungerla.
L’armatura era
ormai lontana.
Questo era solo un piccolo assaggio...
Se volete sapere il resto della storia - o anche il suo inizio, se è per questo - non vi resta che acquistare l'ebook su amazon!
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