mercoledì 30 gennaio 2013

DEATHDOC by Eugenia Guerrieri

Benvenuti a tutti i visitatori dei Bastioni.
Grafica nuova, una pagina su facebook... insomma, è una settimana di novità!
E, per premiare la vostra costanza nel seguirci, da questa settimana raddoppiamo: doppia razione di anteprima a puntate!
La seconda autrice a farci compagnia nelle prossime settimane ci propone un genere del tutto diverso rispetto alla fantascienza di Fratelli dello Spazio Profondo...
Ma non vi rovino la sopresa e passo subito a presentarvi Eugenia.




L'AutriceEugenia Guerrieri è nata nel 1978 a Roma, dove risiede. Ha un diploma di ragioniera, ma le sarebbe piaciuto studiare Medicina.È amante degli animali, in particolare i gatti, le piace fare lunghe passeggiate sia a piedi che in bicicletta mentre ascolta la musica con le cuffie. Accanita lettrice, per lei fare shopping significa rifornirsi di libri. Predilige le ore serali e i posti tranquilli e silenziosi dove rifugiarsi a scrivere con il suo netbook.Fan sfegatata de "LE CRONACHE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO", sa di non poter emulare George R.R. Martin, ma fa del suo meglio scrivendo da quando aveva tredici anni; finora ha già pubblicato quattro libri della saga "LA BELLA GIOVENTÙ" con la BookSprint Edizioni di Buccino (Sa), di cui il romanzo DEATHDOC è uno spin-off narrato dal punto di vista di uno dei personaggi secondari più misteriosi e controversi.  SINOSSI
In tutta la storia della letteratura, il cimitero è visto come luogo ideale per ambientazioni horror, o come luogo triste, lugubre e che poco induce all'allegria. Questo è un romanzo iconoclasta, assolutamente insolito, scritto con ritmo vivace; capace di abbattere tutti i luoghi comuni e sdrammatizzare la tristezza cimiteriale. Notevoli i risvolti istruttivi e la grandissima competenza medica inerente al tema. Reduce da un passato drammatico, traffico di organi, omicidi e fughe precipitose, tra ricordi del passato e frammenti di vita ordinaria raccontata in brevi e gustosi episodi, il custode del cimitero di Velletri, ex anatomopatologo, riesce a farci ridere a crepapelle nella quotidianità di quello che in fondo, è un lavoro come un altro, ricco di spunti per battute a non finire, simpatia e umanità varia. Sicuramente un libro inusuale e adatto a tutti nonostante la crudezza di alcuni brani.
(Erika Corvo)

IL BUSINESS DEL TRAPASSO

Chi la fa, non ne ha bisogno.
Chi la compra, non la vuole.
Chi la usa, non la vede.
(Risposta: LA BARA)

Qual è il settore che non conoscerà mai la crisi? 
C'è chi sostiene sia la ven-dita porta a porta, ma si sbaglia; è il "business della morte", per ovvi motivi. Qui a Velletri ci sono una decina di imprese di pompe funebri che si fanno una concorrenza spietata.
La gente muore, è vero; eppure, chi lavora in questo campo deve essere ugualmente furbo e riuscire ad accaparrarsi i clienti prima delle altre ditte, dando mazzette agli infermieri affinché li avvertano in anticipo che il signor "Tal dei Tali" sta per passare a miglior vita.
Ogni impresa ha un certo numero di infermieri amici, che a loro volta si fanno una gara serrata per avvertire per primi chi di dovere della presenza di un moribondo.Io stesso, la scorsa estate, ho rilevato una ditta sull'orlo del fallimento. Il titolare era disperato, perché di affari ne faceva pochi: stava invecchiando, il suo socio un bel giorno aveva deciso di mettersi in proprio. Lui aveva perso gli informatori, e non aveva abbastanza soldi per cercarne altri.
Non avevo previsto una cosa del genere, eppure mi è capitata tra capo e collo in un giorno d'estate.
Era un'afosa mattinata di metà luglio, di quelle che alle nove del mattino già si sudava. In giro era tutto un frinire di cicale da diventare matti e c'erano quaranta gradi all'ombra, con tutto che siamo a più di trecento metri sul livello del mare.
La sera prima, in tivù, si erano raccomandati di tenere in casa bambini, anziani e cardiopatici; io rientro nella terza categoria ma, se non lo fa il sot-toscritto, a ritirare i nulla osta alla sepoltura in Comune chi ci va?
Così mi era toccato uscire e, sulla via del ritorno, a causa del caldo torrido, mi ero sentito male: mi girava la testa, avevo la vista annebbiata e sudavo così copiosamente che la mia camicia, da azzurra era diventata blu. Inoltre, cosa ancora più allarmante, le pulsazioni del mio cuore erano aumenta-te a dismisura.
Dovevo assolutamente entrare in un bar, sedermi e chiedere che mi des-sero un po' di acqua e zucchero. Stavo cercandone uno, quando mi ritrovai a passare accanto alla sede della "Onoranze Funebri San Biagio".
Il titolare era fuori a fumare e, accorgendosi di me che barcollavo come uno zombie, mi si accostò per chiedermi se avessi bisogno di aiuto.
Non capii se la sua fosse una domanda a doppio senso, o se era dettata dalla sincera preoccupazione per me, ma probabilmente metterei la crocetta sulla prima opzione. «Solo se avete bare comode», risposi.
L'uomo, che probabilmente si era preparato psicologicamente a ricevere una rispostaccia (scommetto che chiunque avesse un malore estivo e si ritrovasse a passare vicino a una ditta di pompe funebri, reagirebbe maluccio a una simile domanda), mi fissò senza parlare per qualche secondo per poi scoppiare a ridere.«Gli affari mi vanno male», mi disse mentre mi riposavo su una poltrona dopo essere stato invitato ad entrare, «e se continua così, temo che presto dovrò chiudere!»Un'agenzia di pompe funebri a cui gli affari andavano male? Impossibile. Bisogna essere proprio cretini per fallire in questo settore.
«Le ditte concorrenti hanno informatori in ospedali e cliniche e sanno quando c'è un moribondo, perché vengono avvertite. Mentre io, purtroppo, non mi posso permettere di pagare nessuno affinché faccia lo stesso.»
«Ah...!» mi limitai a dire, per poi suggerirgli ingenuamente di andarci di persona.
Non poteva farlo, per legge quelli delle pompe funebri non possono aggirarsi negli ospedali svolazzando come avvoltoi ed offrire i loro servizi. Sono più sgraditi dei venditori porta a porta e dei Testimoni di Geova.
«Ti perdi in un bicchiere d'acqua. Non ci devi mica andare per forza in veste di beccamorto... non puoi fingere di avere un parente o un amico ricoverato e intanto, con quella scusa, passarti in rassegna gli altri?»
«Non ti credere, ci riconoscono a pelle. E io, invece, non riesco a capire se una persona sta per morire o no!»Pensai che mi prendesse in giro. Non era possibile che non sapesse riconoscere un uomo in punto di morte... è facilissimo, io so fare una previsione quasi al 100%.
Dalla vetrina scrutai febbrilmente la strada cercando una potenziale cavia, finché non ne individuai una perfetta: un arzillo vecchietto apparente-mente in buona salute, che entro sei mesi non ci sarebbe stato più. Ci avrei scommesso.
So bene come funzionano le cose in quel settore: chi arriva primo, si aggiudica il morto... e per essere i primi, si devono avere degli amici. È sempre stato così, anche quando io lavoravo nel reparto di Rianimazione e Terapia Intensiva del Policlinico; la differenza consisteva nel fatto che Mazzone pagava soprattutto il silenzio e la complicità degli addetti alle pompe funebri.
Il titolare della sua ditta di fiducia si pigliava mille euro a cadavere e dava agli addetti alla vestizione il 20% ciascuno affinché non raccontassero in giro delle cicatrici che vedevano in corrispondenza di dove si dovrebbero trovare gli organi, mentre il resto lo teneva per sé.
Quelli, che per ogni vestizione tradizionale venivano pagati ottanta euro a testa, per quasi il triplo della somma erano più che disposti a chiudere en-trambi gli occhi. E non solo gli occhi... tenevano anche la bocca cucita.
«Non è detta l'ultima parola», tentai di consolarlo, «se da solo non riesci a espanderti, hai bisogno di un socio che abbia fondi a sufficienza per creare una nuova rete di informatori.»



DEATHDOC è disponibile in tutti i principali store on-line, ed è solo questione di tempo prima che lo possiate ritrovare anche in versione ebook!
Quindi, che aspettate? Correte a cercarlo!
E alla prossima settimana per un altro piccolo frammento di allegrie cimiteriale...

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