Non dirò nulla per non influenzarvi, ma mi ha fatto pensare a molte cose... Magari ne discuteremo con l'autrice in una bella intervista prima o poi! :D
Ma lascio la parola direttamente a Susan.
BIOGRAFIA:
Susan Mikhaiel è nata in un paesino della provincia di Bergamo, Ponte San
Pietro, e attualmente vive con i suoi 4 fratelli, sua madre e due gatte.Ha
iniziato a scrivere alla veneranda età di 13 anni, dopo aver visto un film
horror che ha dato il via alla sua vena artistica. Da lì ha iniziato a scrivere
semplici trame di film, poi è passata ai racconti veri e propri fino ad
arrivare a concepire un libro. In cantiere ha parecchi libri, alcuni già
iniziati e altri ancora in fase di "raccolta delle idee", ma la Black Rose saga
desiderava così tanto venir fuori che l'ha messa al primo posto. Concepita per
gioco nel 2005, nell'estate del 2011 è definitivamente diventata il suo più
ambizioso progetto letterario, a tal punto da aver dedicato un'altra sua
passione ad essa: la musica. Ha infatti progettato una vera e propria OST.
SINOSSI POWERS:
Sue è una giovane italiana che giunge in Giappone per proseguire gli studi. In
realtà, però, desidererebbe più che altro dare una svolta alla sua vita
tormentata. Già dal primo giorno comincia a sentire la pressione dei nuovi
compagni, in particolare della capoclasse Fancy, che l’accoglie in maniera
piuttosto inquietante. Questa rivela di essere una cercatrice del Santo Graal e
le spiega la loro missione. Inizialmente Sue è restia all’idea di accettare un
incarico tanto misterioso quanto impegnativo, ma ben presto capisce che quella
potrebbe essere la via per dare la svolta tanto attesa alla sua esistenza. Ad
intralciare il suo futuro subentrano, però, ambigui personaggi: da un lato il
suo professore di scienze, che sta progettando qualcosa di macabro nel suo
laboratorio; dall’altro l’interferenza di alcuni fantasmi relegati nella tetra
Ghost City e delle strane morti nella periferia della città attireranno la sua
attenzione fino a farle scoprire scottanti realtà.
Ed ecco a voi un piccolo estratto...
L’ennesima fonte luminosa
cominciò a generarsi in mezzo al campo di segale. Dopo innumerevoli giorni
l’energia stava finalmente per completare la sua trasformazione. Ogni singolo
filo d’erba circostante inaridì di colpo, emanando delle scariche che
convogliarono tutte verso il vortice elettrico. Stessa terribile sorte accadde
anche agli insetti che svolazzavano lì attorno. Una figura incappucciata, che
vagava misteriosamente nei paraggi, si fermò a fissare lo strano fenomeno che
si stava consumando sotto i suoi occhi. Nel cuore della notte, in mezzo alle
lande desolate al di là del cimitero, nella fitta nebbia, qualcosa di atroce
stava per scatenarsi. Ogni singola forma di vita che si trovava nel raggio di
pochi metri dalla sfera luminosa cedeva inspiegabilmente le proprie forze a
quel buco nero intangibile. La creatura incappucciata, la quale brandiva
un’enorme falce e sfoggiava due eleganti ali nere come la pece, cominciò a
sentire le proprie forze abbandonare velocemente il suo corpo, per cui si
allontanò quanto più possibile, senza però privarsi dell’orripilante quanto
curiosa scena che si ritrovava davanti. All’improvviso dalla sfera di energia
esplose un’enorme luce accecante, e dopo alcuni istanti tutto ciò che rimase fu
un orrendo spirito azzurrognolo dalle fattezze terrificanti. Dei lunghi capelli
scompigliati adornavano il volto del mostro, e all’estremità inferiore non vi
erano gambe, bensì il nulla. Il fantasma cominciò a fluttuare nella direzione
opposta a quella dell’incappucciato in cerca di energia con cui potersi
nutrire. Qualcosa lo fece voltare all’indietro, e quando si accorse di essere
osservato cominciò a dirigersi verso l’estraneo. Questi, però, fuggì via in un
istante e il mostro fluttuante non poté far altro che lasciar perdere e se ne
andò nella direzione opposta, ripromettendosi di vendicarsi una volta che
avesse scoperto l’identità della figura misteriosa.
L’incappucciato si avviò
silenziosamente verso le strade buie e periferiche di Tokyo, quando si accorse
che le luci della città erano completamente assenti: l’ennesimo blackout. Non
fu difficile capire che questo era stato causato dall’apparizione del fantasma,
il quale si servì di tutta l’energia che riuscì a trovare per potersi
manifestare. In parte aveva utilizzato anche le energie dell’incappucciato, il
quale cercava una facile preda di cui cibarsi per recuperare le forze. Notò un
uomo ubriaco in un vicolo che tentava di allungare le mani su una povera
ragazza, anch’essa ubriaca. Decise che avrebbe agito una volta che si fosse
consumato qualche atroce delitto. L’uomo riuscì a rubare la borsa della
ragazza, e la percosse ripetutamente sul suo corpo per costringerla a
sottomettersi al proprio volere. La povera donna urlava invano, infatti le
strade erano deserte e in quella zona della città le case erano quasi tutte
disabitate. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto soccorrere l’innocente. Il
maniaco la obbligò a spogliarsi completamente e, quando ella lo ebbe fatto, le
saltò addosso e cominciò ad abusare di lei. Il sudicio corpo maschile si
muoveva come una nave in preda alle onde del mare, mentre il corpo di lei
cominciò lentamente a lasciarsi andare e smise di opporre resistenza. Una volta
che l’uomo ebbe saziato uno dei suoi più primordiali istinti, tirò fuori un coltello
e lo conficcò nel petto della povera malcapitata, la quale si lasciò andare ad
un disperato rantolo di dolore. Il sangue cominciò a fioccare copiosamente
dalla profonda ferita. L’uomo appoggiò la testa tra i seni della ragazza e
rimase in quella posizione finché il suo cuore non smise di battere. La
fontanella di porpora si arrestò e l’uomo ricominciò a sfamare il suo macabro
desiderio. Fu solo a quel punto che l’incappucciato decise di intervenire. Si
avvicinò con passi impercettibili alle spalle del bastardo. All’improvviso
tornò la luce, ma questo non spaventò la creatura alata, che bene sapeva quanto
fosse disabitata quella parte della città. L’uomo vide un’ombra e, girandosi di
scatto, urlò dalla paura.
“Voglio fare un gioco con te”
disse freddamente l’incappucciato.
“C-chi diavolo s-sei? C-cosa ci
f-fai qui?” balbettò terrorizzato il pervertito.
“Io sono la morte” rispose
l’incappucciato, mentre lentamente si abbassava il cappuccio e mostrava al
delinquente il suo volto. Sotto quel mantello di velluto nero si nascondeva una
meravigliosa ragazza pallida dai capelli corvini e dagli occhi color sangue.
L’uomo rimase impressionato dalla bellezza mozzafiato della giovane donna e si
fermò a fissarla, ormai paralizzato. La ragazza si avvicinò velocemente
all’uomo, impugnò con entrambe le mani la sua falce e sferrò un colpo che
tranciò di netto il collo dell’uomo. Avvicinò rapidamente la bocca alla fontana
di sangue e cominciò a berlo tutto, finché nel cadavere non ne rimase nemmeno
una goccia. Afferrò poi la testa mozzata e l’addentò con le sue fauci affilate,
fino a lasciarne solo le ossa e gli occhi. Buttò a terra i resti e si voltò
soddisfatta, con il sangue che ancora colava dai lunghi canini e dalle labbra.
Poi fece un salto, iniziò a sbattere le sue meravigliose ali e si perse nel
tetro e cupo cielo della città fantasma.
Che ne dite, abitanti e visitatori dei Bastioni?
Se siete curiosi di leggere di più, su, andate a dare un piccolo obolo ad Amazon per comprare il libro intero! :D
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