E' sempre un piacere passare il mercoledì con Erika e il suo libro di fantascienza...
Che ne direste, miei ospiti interstellari dei Bastioni, di fare un regalo diverso dal solito per San Valentino?
Come se fosse dotato di occhi anche sulla nuca o di un sesto senso
particolare, sentiva se qualcuno gli si avvicinava da dietro, e in una
frazione di secondo si girava, proteggendo la schiena contro la parete più
vicina.
Aveva momenti in cui bastava un’inezia a farlo cadere in uno stato di
profonda tristezza, durante i quali si chiudeva in se stesso come un riccio,
e rispondeva a monosillabi a quel che gli dicevo nei miei tentativi di
risollevargli il morale.
L’unico modo di scuoterlo erano gli esplosivi: mi accorsi in fretta che
piacevano anche a lui, quasi quanto a me. Quando non trovavo altre
argomentazioni, bastava far brillare tre o quattro piccole cariche dalla
scorta che portavo quasi sempre con me per vederlo tornare di buonumore.
L’atteggiamento tipico dei reietti: se non mi è dato di creare, mi sia dato
almeno di poter distruggere.
Non so cosa mi attraesse, particolarmente, di quella personalità così
ombrosa. Certo, secondo il mio tornaconto personale, mi faceva un gran
comodo un’amicizia che non mi portasse troppo in giro e che non mi
presentasse a sua volta ad una lunga catena di amici e conoscenti, ma fatto
sta che in brevissimo tempo rimasi affascinato da quel ragazzo così solo e
così insolito. In tal modo decisi che valesse la pena di continuare a
frequentarlo, in barba a tutto quello che avrebbero potuto pensare gli altri
studenti.
PARLA BRIAN
Era pazzo. Supremo Devaj, doveva essere più pazzo di me per dedicarmi
tutta la sua pazienza, la sua attenzione, e il suo tempo libero.
Dopo l’incidente che portò al nostro primo incontro, gli fu revocato il
permesso di condurre i suoi esperimenti esplosivi all’interno del perimetro
del Complesso, così ripiegò su alcune aree semiabbandonate a poche ore di
veicolo dall’istituto.
Con la scusa che, se l’avevano sfrattato da lì era stato per causa mia, andò
avanti ad insistere perché ogni volta mi recassi con lui per aiutarlo con gli
strumenti e le misurazioni.
Un po’ mi sentivo effettivamente in colpa, e vuoi perché non è mai
prudente contraddire un professore, vuoi perché mi era veramente
simpatico, mi trovai ogni volta a dirgli di sì.
E riuscì a coinvolgermi.
Partivamo il mattino, di buon’ora. Stylo noleggiava un veicolo a cuscinetto
e con quello si raggiungeva la zona prescelta. Piazzavamo le cariche, le
facevamo brillare, e intanto eseguivamo misurazioni e verifiche di ogni
genere; lui prendeva appunti, faceva calcoli, ed elaborava teorie.
Aveva certe idee sul modo di stabilizzare alcune miscele detonanti di sua
invenzione e non vedeva l’ora di provarne l’esattezza, ma credo di non
sbagliare di molto affermando che fossero tutte scuse inconsce per dare
sfogo all’indole da dinamitardo che era in lui. Quando era soddisfatto
dell’andamento della giornata, mettevamo via tutto e ci si divertiva a far
saltare le cariche ancora inesplose. Ci divertivamo sul serio – con le debite
precauzioni, ovviamente – come ragazzini con una scatola di giochi
pirotecnici tra le mani. Fu una vera sorpresa scoprire quanto piacesse
anche a me maneggiare esplosivi.
Tornavamo al Complesso nel primo pomeriggio, e là dovevamo salutarci.
Stylo gestiva dei corsi estivi di riparazione, ripasso e recupero per
guadagnare qualche Corona. Strano, pensai. Di solito, un prof guadagna
abbastanza da poter fare a meno di simili ripieghi, a meno che le lezioni
private non fossero sollecitate su espressa richiesta di qualche studente che
ne avesse bisogno in modo particolare. Ma nel caso di Stylo, le lezioni da
impartire mi sembravano un po’ troppe.
Quando gliene chiesi il motivo, e dalle sue risposte non troppo chiare
compresi che dovevano essere la sua unica fonte di reddito, inziai a
pensare che avesse qualcosa da nascondere.
Eravamo già abbastanza in confidenza perché mi sentissi in diritto di
rivolgergli domande abbastanza personali, così provai a insistere
sull’argomento: volevo vederci chiaro.
Ne approfittai la mattina di un giorno di festa, in cui eravamo andati in un
boschetto poco distante a fare un po’ di esercizio di tiro con l’arco, sport
che Stylo amava in modo particolare e in cui riusciva decisamente bene.
<< Sembri quasi più squattrinato di me, Stylo: com’è possibile che un
prof del tuo calibro guadagni così poco? >> gli chiesi quando rifiutò, dicendo di essere un po’ a corto di grana, la mia proposta di recarci, quella
sera, a bere qualche bicchiere di mamoa.
Gli avevo nominato un locale all'esterno del Complesso, frequentato
perlopiù da studenti, quindi abbastanza economico. Era il tipo di locale in
cui, fino a qualche settimana prima, non mi sarei mai azzardato a mettere il
naso, ma con Stylo...
In quel periodo mi sembrava di vivere in stato di grazia, e la sua amicizia
mi sembrava una grande conquista, la cosa più fantastica che fosse mai
potuta succedermi. Quando mai avevo avuto un amico? Quando mai avevo
potuto metter piede in un locale e trascorrervi del tempo senza che la mia
presenza scatenasse una rissa nel giro di qualche mezz’ora?
Doveva essersi subito sparsa la voce, tra i ragazzi, che l’uomo che
vedevano sempre in mia compagnia fosse un professore, perché bastava la
sua presenza a tenere alla larga anche i più irriducibili del litigio ad ogni
costo e della provocazione ad oltranza. Non che mi piacesse, nascondermi
all’ombra di qualcuno, ma finalmente avevo un po’ di pace di cui godere
un amico con cui condividerla: il che, ancora, non mi sembrava vero.
Le vacanze estive passano in fretta, e stavolta ero deciso a godermele
quanto più possibile, al pari di tutti gli altri.
<< Brian >> rispose prendendo la mira tendendo l’arco tra le mani
<< Non per tenerti all’oscuro dei fatti miei, ma è una storia privata tra me
e il rettore. Non sono qui con un regolare contratto. Sai bene anche tu che
per ottenere una cattedra nel Complesso delle Scienze di Ottol bisogna
avere alle spalle anni ed anni di esperienza o vantare nel proprio
curriculum qualche riconoscimento interplanetario. E' impensabile che si
possa concedere a chiunque il privilegio di insegnare alle giovani menti
più brillanti di tutta la galassia. E’ un istituto riservato ad un’elite: le
migliori famiglie di ogni pianeta darebbero – e danno – la metà delle loro
risorse perché i loro figli abbiano la possibilità di studiare in luoghi come
questo. Da qui escono i futuri pezzi da novanta della Federazione
Interplanetaria. >>
<< Si, questo lo so: ogni volta che arriva un postalaser da Bagen, i mie
non fanno altro che ripetermi di cercare di trarre il maggior profitto
possibile dal tempo che ho a disposizione qua dentro. E’ solo per loro che
cerco di resistere a quello che devo sopportare. Bagen si è appena affiliato
alla Federazione Interplanetaria, e hanno bisogno di qualcuno, in
Consiglio, che conosca alla perfezione le loro leggi, il loro sistema di
gestione dei pianeti, e la loro politica. Sarò io, a occupare il posto di mio
padre nel Cerchio del Potere, quando tornerò a casa. >>
<< Un’eredità dura da portare sulle spalle, eh? >>
<< Ho le spalle robuste. E devo resistere. Con quello che costa la retta qui
al Complesso delle Scienze, credo che i miei si stiano dissanguando per
mantenermi, nonostante siano tra i più ricchi del pianeta. Per cui, devo
farcela. Sarebbe un vero disonore, per me, se dovessi arrivare all’ultimo
corso con un punteggio scarso, o peggio, venire espulso per rendimento
insufficiente. >> spiegai, scoccando a mia volta una freccia.
<< Capisco. E il tuo punteggio, com’è? Posso darti qualche lezione di
chimica e fisica gratis, se pensi di averne bisogno. >>
<< Il mio punteggio è il più alto dell’intero Complesso. >> ammisi a denti
stretti, perché non mi è mai piaciuto vantarmi. << Ma qualche lezione mi
farebbe comodo: ci sono alcuni argomenti che mi piacerebbe approfondire
con qualcuno che ne sa più di me... >>
Stylo mancò il colpo e mi fissò, sbalordito. << Il più alto del
Complesso...>> ripeté sgranando gli occhi. << Mi stai prendendo in giro?
>>
<< No, per niente. Controlla, se vuoi. >>
<< E allora... Supremo Devaj, perché i ragazzi ce l’hanno tanto con te? Di
solito è sempre lo studente più scarso che viene messo alla berlina e deriso
da tutti come lo scemo del villaggio. Perché TU, allora? >>
<< Uh... Non devo certo averti fatto una buona impressione, se era questo
che pensavi di me. >> dissi prendendo l’arco che mi porgeva.
<< Infatti mi sembrava parecchio strano, conoscendoti. >>
<< Forse lo fanno per invidia. Magari non sopportano l’idea che un
provinciale possa essere meglio di loro. >>
<< Può darsi... vedo che anche nel tiro con ‘arco non te la cavi affatto
male. Quando inizierà il nuovo anno scolastico, alla prima riunione dei
docenti, proverò ad esporre il tuo caso. Non è possibile che... >> la freccia
raggiunse il centro del bersaglio.
<< Lascia perdere, Stylo: penserebbero che lo fai perché siamo amici.
Rischieresti soltanto fastidi, credo. E poi, la mia situazione è già
migliorata: quando siamo insieme ho un po’ di respiro. >>
<< Ma non è giusto che... >>
Si, lo so... vi lascio con un po' di suspance questa settimana...
Ma se non volete aspettare, potete sempre comprare subito i libri di Erika Corvo!
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Buona festa degli innamorati a tutti!
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