Giro di boa per la nostra anteprima di Fratelli dello Spazio Profondo!
E i misteri non fanno che infittirsi...
<< Ho già ottenuto più di quanto sperassi, e passare per il cocco di Stylo
Van Petar, invece di aiutarmi, potrebbe nuocere ad entrambi. Hai pensato
ai pettegolezzi che potrebbero nascere? Strano che non sia ancora venuto
in mente a nessuno che io e te... >>
Stylo arrossì come un tramonto a quell’idea che, evidentemente, non lo
aveva nemmeno sfiorato.
<< Per la miseria, io non ho mai... >> iniziò, fissandomi a bocca aperta.
<< Benissimo; allora, costi quel che costi alle mie devastate finanze, da
oggi in poi, almeno una volta alla settimana, non solo ce ne andremo in
qualche posto a bere un mamoa, ma concluderemo la serata con qualche
donnina. Non tarderà molto a spargersi la voce che i nostri gusti sessuali
siano assolutamente etero. >>
Questa volta fu il mio turno di arrossire come un retrorazzo. << Non... non
credo che sia necessario arrivare fino a questo punto, e poi... >> Fui io a
sbagliare il colpo, ora.
<< E poi?... >>
<< Poi... non sono mai stato con una donna, finora! >> ammisi,
imbarazzato. << Non so nemmeno da che parte si comincia, e non sono
neanche sicuro che la faccenda mi interessi! >>
<< Sei di altri gusti? >>
<< No, non è questione di quale sesso mi piaccia... è che finora non mi
ero mai posto il problema: tutto qui. Non ho mai neanche perso tempo a
pensare verso quale tipo di preferenze orientarmi. >>
<< Io, personalmente, non ho niente in contrario a qualunque tipo di
situazione. Ma il fatto è che in qualsiasi istituto scolastico è
categoricamente proibito l’approccio sessuale tra professori e allievi, a
qualunque sesso appartengano. Se esistesse la pena di morte nella
Federazione, sono sicuro che in casi simili la applicherebbero senza
pensarci due volte. >>
<< Addirittura? >>
<< Ti assicuro che non esagero. E’ la prima cosa che ogni rettore mette in
chiaro, quando gli si parla di lavoro. Ma non si tratta solo di moralità:
l’imparzialità delle votazioni non può essere messa in discussione in base a
fattori che nulla hanno a che vedere con l’insegnamento. Pensa a cosa
succederebbe se i punteggi venissero alterati da relazioni, filarini e gelosie.
Quando maneggi testate nucleari o sei alla guida di un cargo spaziale in un
campo di asteroidi, non importa a nessuno se il prof ti volesse bene: conta
soltanto se tu sia o no in grado di svolgere un incarico di altissima
responsabilità. Comunque faremo in modo che questo genere di
pettegolezzi non debba riguardarci. Ci tengo maledettamente a rimanere
qui e a conservare la cattedra. >>
<< Ma non hai detto che non ti pagano? >> domandai buttandola lì, dato
che Stylo non aveva mi specificato nulla a proposito della sua retribuzione.
<< E con questo? Anche se non prendo una Corona, ci tengo lo stesso a...
Hey, io NON TI HO MAI DETTO che non mi pagano: come fai a... >> la
sua espressione mutò di colpo, e mi lanciò un’occhiata carica di sospetto.
<< Non è che quel giorno, tu non ti trovassi per caso nell’orto botanico
ma fossi lì a SPIARMI ? >>
Sicuramente non lo fece in modo intenzionale, ma per un attimo puntò
l’arco, con la freccia già incoccata, nella mia direzione. E io reagii
d’istinto, scattando come una molla. Un secondo più tardi gli avevo già
strappato l’arco dalle mani, e agguantatolo per il bavero lo scaraventai
contro il tronco alle sue spalle, alzandolo da terra di un paio di spanne.
<< Non puntarmi MAI PIU’ un’arma addosso, Stylo Van Petar! >> gli
ringhiai rabbiosamente sul muso << Altrimenti, amici o no, non virai
abbastanza per raccontarlo in giro, Devaj Prof! CHIARO? >>
<< Scusami, Brian... >> farfugliò lui, pallido come un cencio. << Per gli
Dei, te lo giuro, non l’ho fatto apposta! >>
La mia rabbia sbollì in pochi istanti, e subito mi vergognai per aver agito
senza pensare. Borbottai due parole di scusa e lo rimisi a terra, mollando la
presa.
<< Per questa volta voglio crederti. Torniamo al Complesso, ora. Questo
gioco mi ha stufato, e comunque non vedo per quale accidente di motivo
dovrei perdere il mio tempo a spiarti. Ho cose più importanti a cui pensare,
e neanche ti conoscevo, prima di allora. >>
Mi voltai e me ne andai senza attenderlo. Per me, la cosa finì lì.
Ma ora ero certo che lavorasse gratis, e soprattutto, che se aveva paura di
poter essere spiato, aveva qualcosa da nascondere o si stava nascondendo
da qualcuno, anche se ancora non ne conoscevo il motivo.
Comprendevo meglio il motivo per cui trovasse interessante la mia
amicizia: anche se io non mi nascondevo da nessuno non uscivo spesso e
non giravo volentieri oltre il perimetro del Complesso.Temevo di poter
essere sorpreso da gruppi di studenti armati, o ubriachi, e dovermela
quindi cavare in zone che non conoscessi alla perfezione. Avevo avuto
modo di notare che, quando uscivamo insieme, non scegliesse a caso dove
andare, ma evitasse accuratamente i luoghi frequentati dagli altri studenti.
Pace per me, pace per lui. Meglio per tutti, dedussi.
PARLA STYLO
Non mi andava proprio a genio l’idea di potermi giocare la cattedra
qualora fossero nati pettegolezzi sul nostro conto, così decisi che qualche
avventura galante con ragazze frequentate abitualmente dai clienti del
Complesso fosse doverosa.
I loro pettegolezzi ci avrebbero protetto.
Brian era teso e nervoso, una delle rare volte in cui lo vidi veramente a
disagio, incapace di dominare la situazione in cui sui era immerso. Per
tutta a durata del tragitto di andata mi subissò di domande su tutto ciò che
comportasse quel genere di svago, continuando a passarsi nervosamente le
dita tra i capelli.
Avevo scelto un orario in cui il “ Doppia J “ era poco frequentato – volevo
che si sapesse che eravamo stati là, ma non mi andava che ci vedessero in
troppi.
Pregai Brian di non darmi del tu in pubblico, ma di chiamarmi Devaj Prof,
come avrebbe fatto qualunque altro studente. Ormai era chiaro che la
nostra amicizia andasse tutelata.
Le ragazze erano carine e garbate, non avevano nulla di volgare e facevano
il loro lavoro senza aver l’aria che fosse un dovere.
Scelsi una brunetta per me e consigliai Brian sulla scelta della ragazza per
lui. Alla fine si decise per una biondina dai capelli tagliati corti, a
caschetto, e si eclissò in camera con lei. Di nascosto, le avevo dato una
piccola mancia spiegandole che per lui era la prima volta, e di usare
qualche gentilezza in più.
Quando tornarono in salone, un paio d’ore più tardi, Brian aveva l’aria
trasognata e gli occhi che brillavano. Non volle mai raccontarmi nulla di
cosa fosse successo, ma vedendolo tranquillo e rilassato, dedussi che
dovesse essere andato tutto bene e non gli feci domande. In fondo, non
erano affari miei.
<< Come conoscevi quel locale, Stylo? >> mi domandò lungo la strada
del ritorno. << Non ti comportavi come se ci fossi entrato per la prima
volta. >>
<< Infatti lo conoscevo già. >>
<< E quando ci sei stato, se sei arrivato su Ottol tre settimane fa, e la sera
non esci praticamente mai ? >>
<< Ci venivo anni fa. Quando avevo la tua età, pressappoco. >>
<< Vuoi dire che non è la prima volta che ti trovi su questo pianeta? >>
<< No, infatti. Anch’io ho studiato qui. Per questo non ho avuto troppe
difficoltà a farmi accettare dal rettore: anche se ho pochi anni di esperienza
alle spalle, sa quello che valgo e cosa posso offrire. >>
<< Gratis... >> precisò con un certo sarcasmo.
<< Te l’ho già detto, Brian... sono affari miei. >>
<< Saranno sicuramente affari tuoi, Stylo, ma non puoi impedirmi di
formulare delle ipotesi sul tuo conto, visto che i mio cervello funziona e
che questo mistero mi incuriosisce parecchio. >>
Mi guardò aspettandosi una risposta, ma preferii tacere.
<< Secondo me ti stai nascondendo da qualcosa. O da qualcuno. >>
proseguì.
Accidenti a lui, non era affatto stupido, il ragazzo.
<< Pensa un po’ quello che ti pare. >> ribattei nervosamente.
<< Guai con i federali? >>
<< Non sono loro che temo. >> ammisi con un certo disappunto. Non mi
andava di parlare di certe cose: poteva essere un rischio. << Anche se non
sono pulito. >>
<< Allora perché non ti rivolgi a loro, per proteggerti, invece che al
rettore? Se riesco io ad accorgermi che non ti chiami Van Petar, se ne
accorgeranno anche gli altri, prima o poi, sai? >>
Supremo Devaj come aveva fatto a stabilire una cosa del genere? E come
avevo potuto tradirmi? Ero andato al Doppio J perché circolassero
determinate voci sul nostro conto, ma se le voci fossero state decisamente
diverse da quelle che avrei voluto... la faccenda cambiava!
Frenai bruscamente il veicolo di cui ero alla guida e lo affrontai come una
furia.
<< Anche se non ho ancora capito chi ti autorizzi a ficcare il naso nella
mia vita privata, mi vuoi spiegare in base a che cosa tu stabilisci che il mio
nome possa essere un altro, perché me lo vieni a dire con quell’aria
saccente, ragazzino? >>
Mi aspettavo una reazione brusca da parte sua, invece mi sorpresi
vedendolo rimanere praticamente impassibile.
<< Quando ti chiamo Stylo rispondi subito. Se ti chiamo Devaj prof,
reagisci entro due secondi: inconsciamente sai che è il titolo che ti spetta,
anche se sembra che tu non ti ci sia ancora abituato, altrimenti
risponderesti in tempi minori e in modo più meccanico, quindi ho dedotto
che è la prima volta che ti trovi nel ruolo di docente. Ma stasera ho notato,
soprattutto dopo i primi bicchieri che ti hanno indotto ad abbassare la
guardia, che a chiamarti Van Petar ti volti soltanto quando realizzi che il
proprietario di quel nome dovresti essere tu. Forse, in una circostanza
meno informale avresti mantenuto un autocontrollo maggiore, ma dato
l’ambiente e la compagnia, non è andata così. Adesso so di te che hai
paura di venire spiato, che il tuo nome non è Van Petar, e che se non chiedi
aiuto ai federali nonostante tu affermi di non temerli, significa che hai
pestato i piedi a qualcuno più potente di loro: o hai visto qualcosa che non
dovevi vedere, o sai qualcosa di troppo. >>
<< In questo momento credo di odiarti, Brian. >> dissi rabbiosamente a
denti stretti rimettendo in funzione il cuscinetto d’aria e spingendo
bruscamente in avanti il motore a trazione magnetica.
<< E’ per questo che ti faccio comodo, vero, Stylo? Certo, con me non
corri rischi, visto che io mi nascondo quasi al pari di te, e conduco una vita
più riservata di tutti gli altri studenti. >>
Brutta miseria, l’arguzia di quel ragazzo mi sconcertava. Ero stato
convinto, finora, di essermi procurato una copertura, non dico a prova di
bomba, ma almeno decente. E invece, un ragazzino di nemmeno vent’anni,
nel giro di tre settimane, era riuscito a scoprire quanto fosse fasullo il mio
personaggio.
Mi sentii perso.
<< Gli altri prof sanno chi sei, o lo sa soltanto il rettore? >>
<< Lo sanno. >> ammisi << Sono stato loro allievo, fino a pochi anni fa:
si ricordano benissimo di me. >>
<< Allora, può darsi che possano contornarti di un muro di omertà, oppure
che qualcuno di loro si metta in testa di vendere la tua pelle, se appena
avrà almeno una vaga idea di dove venderla, o a chi. >>
Beh... mi spiace, ma anche questa settimana rimarrete col fiato sospeso credo!
Ci vediamo presto su questo angolo dell'universo...
E, con la brava Erika Corvo, sulla sua pagina amazon!
Erika Corvo
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